Ok abbastanza scontato in effetti, tutti noi siamo, o almeno dovremmo, essere ben consci che i social network ( alcuni più altri meno ) rappresentano il miglior “terreno di coltura” per disinformazione e fake news.

La loro modalità di fruizione stessa li espone maggiormente a questo uso, nella stragrande maggioranza dei casi i Social vengono scorsi velocemente mentre si sta sulla tazza del water la mattina o si fa un noioso tragitto in autobus o una più noiosa coda in qualche ufficio; ecco perchè le nostre “difese intellettive” sono così basse in quel momento, il nostro cervello sta metaforicamente passeggiando in un prato raccogliendo margherite …

Fino a qui nulla di nuovo, concetto ripetuto fino alla nausea … quello che non capisco però è il perché si senta la necessità di condividere con altri la ” merda digitale appena pestata “.

Quale è il meccanismo che spinge il signor rossi mentre espleta le sue funzioni corporali, a considerare attendibile la possibilità che in qualche altro bagno, di qualche altro borgo del Belpaese, si sia potuto ricostruire la catena di eventi che ha portato all’ultima emergenza sanitaria, tanto da poter affermare con un ragionevole grado di sicurezza che in realtà il tutto sarebbe stato scatenato da un esperimento fuori controllo ?? ed ancora, cosa spinge nuovamente il signor rossi, sempre comodamente “seduto” s’intende, ad ergersi paladino della verità e spammare su ogni supporto la boiata appena scoperta ?

Io giuro questo non riesco a comprenderlo, se posso tollerare che si possa incappare più o meno consapevolmente in qualche cavolata scritta appositamente, non comprendo perchè ci si senta detentori del sacro fuco della verità e si voglia in ogni modo “allargare l’incendio”.